martedì 13 marzo 2018

Ems, quando torni a scrivere?

Cara Ems,

da quanto tempo che non ti scrivo, non mi ricordo neanche quand'è stata l'ultima volta che ci siamo viste, qui.

Ti chiederai "perché mi stai scrivendo di nuovo"? Te lo dico subito: ho incontrato persone che mi hanno detto che alla fine scrivevi bene, che quello che mettevi per iscritto su questo blog era qualcosa che poteva servire agli altri per ragionare, per sognare o semplicemente per svagarsi un po'.

Lo so, in tutto questo tempo tu hai avuto il tuo da fare: hai trovato un ottimo posto di lavoro (ah, complimenti per il contratto a tempo indeterminato!), hai finito una lunga storia d'amore, hai conosciuto persone nuove e visto posti nuovi, ma anche quelli del tuo cuore, come Barcellona. Hai vissuto dei momenti terribili, lo so. Hai visto morire improvvisamente delle persone che non se lo meritavano, hai visto soffrire i tuoi cari e hai dovuto prendere delle decisioni importanti per la tua famiglia.

Quante volte ti ho visto piangere in macchina, sotto le coperte, in un angolino della stanza dove tieni i vestiti. Volevo venire lì e darti un abbraccio, ma io ti conosco. Tu sei più forte dei sassi di Matera, anche se a Matera non ci sei mai stata (e ci vorresti andare). So però che hai anche riso, ti sei divertita, ti sei lasciata andare, ti sei fatta prendere dagli eventi e hai vissuto cose bellissime. Anche brutte, come l'incidente in Piazza San Carlo ma che, nonostante i punti sul ginocchio e sulla mano che ogni tanto ti guardi, non ti ha tolto la grinta di tifare la magica Juve. Ma quest'anno se va in finale, ci andiamo a Lione? Mi ci porti?

So che hai regalato sorrisi e giornate indimenticabili a un sacco di persone, anche a quelle che fino a quando scrivevi ancora su questo blog non facevano parte della tua quotidianità. Io ti vedo, li vedo quegli occhi azzurri con quella punta di arancione: sono sempre gli stessi, un po' più vecchietti, forse un po' più stanchi, ma sempre azzurri. Perché tu l'azzurro lo cerchi in cielo, in un tubetto di tempera, in una canzone e nel tuo mare. E fin quando io vedrò quegli occhi azzurri, come li conosco io, sarò tranquilla.

Ti ho scritto questa lettera, che è lunga e prolissa come le scriveresti tu, per dirti che se hai voglia possiamo tornare a scriverci. Ho bisogno di sentire i tuoi pensieri scorrere lungo i tasti del tuo Mac (però mi sembra un po' vecchiotto, lo vogliamo cambiare?). Ho bisogno di fermarmi con te un paio di minuti e parlare di quello che ti accade, ciò a cui pensi e che vivi. Perché so benissimo che tu hai voglia di raccontarlo al mondo, perché tu sei fatta così.

A me manchi. Tantissimo.

Lo so, scrivi tutti i giorni "alla gente dell'Internet", come ti piace chiamarli e molto spesso non hai le parole per esprimere ciò che hai dentro. Ma lo sai meglio di me: quando scrivi non hai freni, non hai inibizioni e ti senti la Emily che hai sempre desiderato essere. Quella felice, spensierata e soprattutto quella sognatrice che non smette mai di credere alle belle fiabe (Oh, ma in giro di Principi pervinca, poco o niente, eh!?).

Lo so che tu non vedi l'ora di tornare al tuo Mac, prendere la tua tisana zenzero e limone, accendere quella lucetta per il pc che hai comprato quel sabato all'Ikea (ti ho visto, eri davvero contentona!) e sprigionare il tuo flusso di coscienza. E poi l'hai detto tu: "nel 2018 voglio fare tutto quello che desidero!"

Emily, ascolta me. Torna a scrivere, a chiudere gli occhi, sentire nelle tue cuffie le canzoni della tua playlist preferita, Good night, e a raccontare agli altri quello che vedi. Ci sono persone che non aspettano altro che rifugiarsi tra le tue righe, riconoscersi nei tuoi personaggi e dire "quanto è bello poter essere la persona di cui parla in quegli articoli". Hai bisogno di tornare a essere felice, come una volta. E di rendere felici gli altri. Sai, un grande saggio una volta mi ha detto "Per me essere felice è vedere l'altra persona felice". Tu fai questo, non lo sapevi?

Io ti aspetto, non farmi aspettare tanto.

La tua cara Emily



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